Descrizione
E’ un testo introspettivo in cui Galileo, nella prigione di Arcetri, riflette con nostalgia sulla vita e sulla gloria tramontata. Una vita fatta di momenti esaltanti ed insieme di rinunce di fronte all’arroganza dell’autorità della Chiesa e all’invidia del mondo accademico. E poi, la cecità che lo ha colpito negli ultimi anni. Quasi una beffa per chi con i propri occhi ha scrutato l’immensità dell’universo, ma anche una condizione particolarmente fertile che, impedendo di vedere le cose materiali, consente di guardare più in là, nella profondità della mente. Forse in quei momenti lo scienziato ha intuito verità che la fisica avrebbe scoperto solo alcuni secoli dopo. E infine una sorprendente capacità di ascoltare le pulsioni del cuore, di dare un senso attraverso l’amore all’oblio degli ultimi giorni della sua vita. Galileo è l’emblema dello scienziato, unico nella sua capacità di vedere lontano e insieme di comunicare i risultati raggiunti. Come dice Carlo Rubbia nella prefazione, Galileo è stato un vero pioniere nel portare la scienza al di là dalla cerchia ristretta del mondo scientifico, facendone un fenomeno di interesse generale che permeasse tutti i livelli della società.